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Il CACCIATORE Di AQUILONI
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Cry_Cry
robersprina
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Il CACCIATORE Di AQUILONI
ciao a tutti, ho aperto questo topic per parlare del film "il cacciatore di aquiloni" cosa ne pensate???io non ero presente all'assemblea perchè già l'avevo visto il giorno dopo in cui è uscito perchè ero molto curiosa...io ho letto il libro e mi aspettavo di più...cioè mi spiego c'erano molte cose cambiate e altre che nel libro non ci sono...certo il film era bello ma per chi ha letto il ibro mi può capire...però sono sicura che se non avessi letto il libro mi sarebbe piaciuto moltissimo questo film...spero che risponderete in molti...vorrei sapere se siete daccordo con me o no...esprimete le vostre idee..grazie...un bacione a tutti
Re: Il CACCIATORE Di AQUILONI
Io ho letto il libro ed è vero molti particolari presenti nel libro mancano,alcuni passaggi utili per capire a fondo la trama non sono presenti nel film ma è comprensibile,non sarebbero bastate 5 ore di pellicola...ciò nonostante credo che sia un buon film anche se aspetto i commenti di chi non ha letto il libro.Consiglio a tutti di andarlo a leggere il più presto!!se vi è piaciuto il film amerete il libro.Nel libro si percepisce meglio il passare del tempo(30 anni di storia non sono pochi),le motivazioni che spingono i protagonisti a comportarsi in un determinato modo,inoltre nel libro il comportamento di Baba è sicuramente molto più duro nei confronti del figlio ma anche questo è spiegato con valide motivazioni.Avrete capito che ho apprezzato molto il film e soprattutto il libro
Commentate e leggete!!!
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Cry_Cry- Numero di messaggi : 30
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Come un aquilone che prima vola e poi precipita
A me il film è piaciuto solo nella prima parte. A tratti mi ha anche commosso. Nella seconda parte il livello scende incredibilmente fino a diventare un polpettone indigeribile. Da un punto di vista ideologico è un film molto scorretto, in quanto si parla di talebani dall'inizio alla fine, ma nessun personaggio, nemmeno con un cenno, dice la verità: cioè che i talebani sono stati finanziati e armati dagli americani. L'America ne esce fin troppo bene. Il messaggio subliminale che si vuole far passare è il seguente: come Amir è andato in Afghanistan a salvare un bambino, così gli Americani sono andati lì adesso a salvare tutti i bambini. Ma i talebani li ha creati la CIA in funzione antisovietica, altrimenti non avrebbero avuto la fortuna che hanno avuto. Se poi si pensa che i talebani con l'11/9 non c'entravano proprio niente, eppure l'Afghanistan è stato invaso per questo, allora il film può apparire proprio una propaganda che occulta tutto il lato umano della vicenda. Tolto questo aspetto, strettamente storico ed ideologico, nel finale si assiste a cadute di stile pacchiane, a partire dalla liberazione del bambino in salsa hollywoodiana, fino alla patetica frase: "Per te lo prenderò un milione di volte". Regia e sceneggiatura scontatissime. Forse, sto sviluppando un senso critico troppo raffinato (scusate l'immodestia), grazie ad amici che studiano seriamente il cinema e mi propongono film di qualità artistica superiore; quindi non mi posso trattenere dal dire che si tratta di un film passabile, ma niente di più. Chi ha letto il libro dice che il libro è molto più bello. Questo accade molto spesso o quasi sempre. I film che abbiamo visto quest'anno sono stati 4: I Viceré (3), Elizabeth (4), Rosso Malpelo (9), Il Cacciatore d'Aquiloni (6). Tra parentesi i miei voti... deformazione professionale.
NON è FAHRENEIT 9/11
Secondo me il 6 è un pò ingeneroso,per ciò che riguarda i miei gusti è stato un film sopra la media,anche se non di molto.
Bè,sicuramente la frase finale ("per te ,un milione di volte") è abbastanza scontata e sa molto,ma mooolto ,di hollywoodiano,ma la liberazione del bambino,alias lieto fine,non la vedo come "demagogia cinematografica",anzi,ritengo che proprio per la pesantezza e la crudità presenti in 2 ore e passa di film,un lieto fine non ha altra funzione che quella di far tirare il classico sospiro di sollievo al pubblico,che non può mai accettare la stessa sorte per padre e figlio (in stile tragedia greca,con la ricaduta delle colpe del padre sull' intero genòs).
Il film non ha molto di "polpettone",e il fatto che non venga rimarcata l'importanza della CIA nella presenza dei talebani in Afghanistan non è frutto di una dietrologia mirata ad una pubblicità subliminale;più semplicemente,una tale rimarcazione non è funzionale allo scopo del film,così come non lo è la citazione dell'11 settembre 2001,poichè il film (non so il libro..) abbraccia un lasso di tempo che ha come termine ante quam il 2000,quindi prima del crollo delle Twin Towers (e in pieno regime taliban).
Resistiamo alla tentazione di diventare tanti piccoli Michael Moore,se non c'è n'è bisogno
Bè,sicuramente la frase finale ("per te ,un milione di volte") è abbastanza scontata e sa molto,ma mooolto ,di hollywoodiano,ma la liberazione del bambino,alias lieto fine,non la vedo come "demagogia cinematografica",anzi,ritengo che proprio per la pesantezza e la crudità presenti in 2 ore e passa di film,un lieto fine non ha altra funzione che quella di far tirare il classico sospiro di sollievo al pubblico,che non può mai accettare la stessa sorte per padre e figlio (in stile tragedia greca,con la ricaduta delle colpe del padre sull' intero genòs).
Il film non ha molto di "polpettone",e il fatto che non venga rimarcata l'importanza della CIA nella presenza dei talebani in Afghanistan non è frutto di una dietrologia mirata ad una pubblicità subliminale;più semplicemente,una tale rimarcazione non è funzionale allo scopo del film,così come non lo è la citazione dell'11 settembre 2001,poichè il film (non so il libro..) abbraccia un lasso di tempo che ha come termine ante quam il 2000,quindi prima del crollo delle Twin Towers (e in pieno regime taliban).
Resistiamo alla tentazione di diventare tanti piccoli Michael Moore,se non c'è n'è bisogno
Giancarlo_Samperi- Numero di messaggi : 157
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Talebano fa rima con americano
Sì, bravo Samperi, il film è ambientato prima del 2000, ma è uscito ora (in piena occupazione afghana). Lo stesso per il romanzo. Il romanzo e il film hanno potuto avere tale successo solo perché tacciono vergognosamente del legame talebani-americani, altrimenti sarebbero stati censurati in America e quindi non avrebbero avuto il successo planetario che hanno avuto. Non saper leggere questi evidenti elementi propagandistici in un film come questo, significa lasciarsi "penetrare" dalla propaganda senza opporre resistenza.
Re: Il CACCIATORE Di AQUILONI
Professore,le ripeto,il film non è una denuncia perchè non vuole esserlo.Il suo scopo è un'altro,non credo che abbia funzionalità politiche (anche se la Russia non ne esce benissimo),bensì "umane",nel senso che il contesto è quello di un regime,sì,ma perchè è nella durezza della censura che esce meglio un personaggio a tutto tondo come Hassan, che rappresenta quasi l'antitesi del talebano e ,paradossalmente,si fa portatore di un messaggio esclusivamente cristiano.Nel suo comportamento io ho letto un "porgi l'altra guancia".
Ritengo sia stata questo messaggio,invece, la maggior fonte di successo del film.E probabilmente questo sì,è un messaggio subliminale,perchè se si vuole far coincidere l'atteggiamento di Hassan con quello degli americani,è probabile che,per uno "spettatore medio",il denominatore comune tra le due componenti (Hassan e USA) sia l'opposizione alle angherie talebane.Ma anche questa stessa mi pare un' ipotesi un pò forzata.
Ma questo non vuole sminuire il messaggio umano del film,che per me resta comunque e sempre sopra la media.
Ritengo sia stata questo messaggio,invece, la maggior fonte di successo del film.E probabilmente questo sì,è un messaggio subliminale,perchè se si vuole far coincidere l'atteggiamento di Hassan con quello degli americani,è probabile che,per uno "spettatore medio",il denominatore comune tra le due componenti (Hassan e USA) sia l'opposizione alle angherie talebane.Ma anche questa stessa mi pare un' ipotesi un pò forzata.
Ma questo non vuole sminuire il messaggio umano del film,che per me resta comunque e sempre sopra la media.
Giancarlo_Samperi- Numero di messaggi : 157
Età : 34
Localizzazione : mascalucia
Occupazione : nihilfacens vita natural durante
Classe : la mia, modestamente, non è acqua
Data d'iscrizione : 15.12.07
aspettando di terminare il libro
Chi ha letto il libro afferma che il rapporto talebani americani viene lasciato intendere. Credo, però che solo un lettore attento se ne possa accorgere, se no la publicazione non sarebbe avvenuta. Per quanto riguarda il film, lasciando stare le due ore di pianto, mi sembra eccessivamente pro-americani. Ovviamente il messaggio è ben mascherato da due ore di pianto collettivo, indice del fatto che gli americani perfezionano le tecniche di propaganda! Per giudizi sul libro o eventuali critiche, aspetto di leggerlo tutto. Il voto del film resta comunque 6. Ci sono film molto peggio di questo, che ti fanno rimpiangere di aver speso soldi per vederli.
Martins- Numero di messaggi : 134
Età : 34
Localizzazione : mascalucia
Occupazione : studentessa
Classe : 5°H PIME
Data d'iscrizione : 27.11.07
Voto!!!
io darei 10 e lode al libro e al film ???se non avessi letto il libro 9+ ma siccome ho letto il libro darei un 7+++ al film
Ultima modifica di roberta V A il Ven 2 Mag 2008 - 18:53 - modificato 1 volta.
Aquilone a stelle e strisce
Il film non è filoamericano, è filobushista. Se poi uno si vuole foderare gli occhi di prosciutto, faccia pure. Se poi la maggior parte ce li ha già foderati e non vede proprio nulla, alè. La vicenda umana e umanitaria serve appunto alla propaganda. Nel film i talebani sono il male assoluto, gli americani sono il bene e la libertà. E' uno stereotipo talmente trito e volgare che dovrebbe far insospettire, non dico un uomo medio, ma uno studente di liceo sì.
Ultima modifica di Yorick il Ven 2 Mag 2008 - 15:29 - modificato 1 volta.
Una valutazione obiettiva
"Il cacciatore di aquiloni" merita 10 e lode.
HH
HH
Hirundo Hiberna- Numero di messaggi : 878
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Localizzazione : III A - II B - III B Liceo Classico
Occupazione : docente
Classe : molta
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W l'America
La Storia è scomoda perché la devi raccontare tutta. La propaganda no, è parziale. Un film sentimentale con sfondo storico agli ignoranti di Storia (e oggi siamo in troppi, mi sa!) offre una straordinaria occasione di risarcimento della coscienza individuale e collettiva: della serie ora che ho visto questo film, ho colmato una lacuna: so questa Storia!
Primo tempo di buon livello, sia sotto il profilo stilistico (apprezzabile la soluzione narrativa con cui per esempio viene fatta passare la violenza sessuale su Hassan), sia sotto il profilo contenutistico: i valori fondanti della cultura afghana sono incarnati da un modello di padre, Baba, che lo psico-pedagogismo americano ha fatto a fettine e di cui il popolo americano si sente orfano.
Il secondo tempo non è affatto il maldestro tentativo di rappresentare la storia narrata nel libro, non si tratta di una caduta narrativa, ma del risultato di un volontario abbassamento del livello. In altre parole: col primo tempo si sono comprati la fettina di pubblico d’èlite, quella col palato fine che all’intervallo fra il primo e il secondo tempo non si alzerà dalla poltrona, incuriosito da un film di cassetta che però sembra promettere davvero bene. Ma il pubblico di massa intanto è un po’ annoiato, il film si vede che è bello, ma è troppo triste, pesante. Ed ecco confezionato un bel secondo tempo in perfetto stile fiction tv che scontenta il pubblico dal palato fine (ma tanto hanno già avuto la loro bella soddisfazione, gli deve bastare) e conquista d’un baleno il pubblico di massa.
Il film di cassetta hollywoodiano non ha mai attirato le élites degli spettatori colti, quello d’essai non potrà mai attirare le masse. E allora che si fa? Si fa un bel film stratificato, con un tempo per ciascuno e vissero tutti felici e contenti!
Il film è poi decisamente politico (amo la purezza dello sguardo dei giovani come Samperi! Ma è impensabile affrontare un tema come questo e in questo momento storico senza aspettarsi che avrà un significato politico). Un film come questo ha un budget di spesa per la produzione piuttosto impegnativo. Avrebbe un fine propagndistico persino suo malgrado, ma le major hollywoodiane non sono delle verginelle. Chi non la pensa così, non ha proprio capito che l’informazione è il potere più grande del nostro tempo. Un potere che le bombe persino sofisticatissime non avranno mai. I processi storici sono posti in essere, e ciò si verifica oggi sempre in maggiore misura, dalla rappresentazione dei fatti più che dai fatti stessi. La rappresentazione della realtà, l’informazione cioè, plasma coscienze, struttura sistemi di pensiero, soprattutto attua processi spirituali radicati e permanenti. Una bomba è un fatto episodico e, peggio, è ben difficile da relativizzare. Una bomba è una bomba. E’ morte, distruzione e chissenefrega delle ragioni con cui viene lanciata. Con le armi puoi avvilire interi popoli, ma non potrai mai convincerli a sostenere le tue ragioni. Nell’epoca del relativismo invece è ben più facile manipolare la realtà, darne una rappresentazione conativa che ci porti a condividere quelle ragioni, a sostenerle, a votare un governo che queste ragioni le sostenga a sua volta, per esempio. Con l’informazione puoi tenere buone intere comunità di profughi afghani sfollati in America e convincerli alla causa del bellum iustum di Mr Bush.
Insomma, un film ben stratificato per un pubblico stratificato con visione oggettivizzante a permeare tutto (chi cci 'avi a fari Virgilio?) e messaggio unificato-unificante: W l'America di Bush! (No, non W l'America e basta!)
In definitiva, il film è una buona prova di arte propagandistica e se io non l’ho molto apprezzato io sono l’élite dell’élite, all’America glie faccio un baffo perché sono la minoranza della minoranza e chissenefrega se non voterò mai un governo filo-Bush!
Un signore che conosco io e che non conosce me direbbe che la mia analisi è anti-americanista e dunque ... COMUNISTA!!!!
Be’, paradossalmente l’America è davvero il paese delle libertà. La libertà d’opinione, d’informazione americana consente a tutte le voci di esprimersi senza letali censure di partito. Cosa che in Italia è impensabile ora e temo per i prossimi cinque anni almeno.
HH
Primo tempo di buon livello, sia sotto il profilo stilistico (apprezzabile la soluzione narrativa con cui per esempio viene fatta passare la violenza sessuale su Hassan), sia sotto il profilo contenutistico: i valori fondanti della cultura afghana sono incarnati da un modello di padre, Baba, che lo psico-pedagogismo americano ha fatto a fettine e di cui il popolo americano si sente orfano.
Il secondo tempo non è affatto il maldestro tentativo di rappresentare la storia narrata nel libro, non si tratta di una caduta narrativa, ma del risultato di un volontario abbassamento del livello. In altre parole: col primo tempo si sono comprati la fettina di pubblico d’èlite, quella col palato fine che all’intervallo fra il primo e il secondo tempo non si alzerà dalla poltrona, incuriosito da un film di cassetta che però sembra promettere davvero bene. Ma il pubblico di massa intanto è un po’ annoiato, il film si vede che è bello, ma è troppo triste, pesante. Ed ecco confezionato un bel secondo tempo in perfetto stile fiction tv che scontenta il pubblico dal palato fine (ma tanto hanno già avuto la loro bella soddisfazione, gli deve bastare) e conquista d’un baleno il pubblico di massa.
Il film di cassetta hollywoodiano non ha mai attirato le élites degli spettatori colti, quello d’essai non potrà mai attirare le masse. E allora che si fa? Si fa un bel film stratificato, con un tempo per ciascuno e vissero tutti felici e contenti!
Il film è poi decisamente politico (amo la purezza dello sguardo dei giovani come Samperi! Ma è impensabile affrontare un tema come questo e in questo momento storico senza aspettarsi che avrà un significato politico). Un film come questo ha un budget di spesa per la produzione piuttosto impegnativo. Avrebbe un fine propagndistico persino suo malgrado, ma le major hollywoodiane non sono delle verginelle. Chi non la pensa così, non ha proprio capito che l’informazione è il potere più grande del nostro tempo. Un potere che le bombe persino sofisticatissime non avranno mai. I processi storici sono posti in essere, e ciò si verifica oggi sempre in maggiore misura, dalla rappresentazione dei fatti più che dai fatti stessi. La rappresentazione della realtà, l’informazione cioè, plasma coscienze, struttura sistemi di pensiero, soprattutto attua processi spirituali radicati e permanenti. Una bomba è un fatto episodico e, peggio, è ben difficile da relativizzare. Una bomba è una bomba. E’ morte, distruzione e chissenefrega delle ragioni con cui viene lanciata. Con le armi puoi avvilire interi popoli, ma non potrai mai convincerli a sostenere le tue ragioni. Nell’epoca del relativismo invece è ben più facile manipolare la realtà, darne una rappresentazione conativa che ci porti a condividere quelle ragioni, a sostenerle, a votare un governo che queste ragioni le sostenga a sua volta, per esempio. Con l’informazione puoi tenere buone intere comunità di profughi afghani sfollati in America e convincerli alla causa del bellum iustum di Mr Bush.
Insomma, un film ben stratificato per un pubblico stratificato con visione oggettivizzante a permeare tutto (chi cci 'avi a fari Virgilio?) e messaggio unificato-unificante: W l'America di Bush! (No, non W l'America e basta!)
In definitiva, il film è una buona prova di arte propagandistica e se io non l’ho molto apprezzato io sono l’élite dell’élite, all’America glie faccio un baffo perché sono la minoranza della minoranza e chissenefrega se non voterò mai un governo filo-Bush!
Un signore che conosco io e che non conosce me direbbe che la mia analisi è anti-americanista e dunque ... COMUNISTA!!!!
Be’, paradossalmente l’America è davvero il paese delle libertà. La libertà d’opinione, d’informazione americana consente a tutte le voci di esprimersi senza letali censure di partito. Cosa che in Italia è impensabile ora e temo per i prossimi cinque anni almeno.
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Hirundo Hiberna- Numero di messaggi : 878
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