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Biologico o O.G.M. nel carrello?
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Biologico o O.G.M. nel carrello?
La siglia O.G.M. è usata per indicare Organismi Geneticamente Modificati, ovvero organismi su cui l'uomo agisce modificando il patrimonio genetico al fine di ricavarne vantaggi.
I prodotti geneticamente modificati, soprattutto quelli presenti nell'ambito agroalimentare, sono criticati, e in molti non ne vogliono sapere, preferiscono ciecamente un prodotto di agricoltura biologica.
Umberto Veronesi, il più grande oncologo italiano, ha dichiarato in un intervista:
"A mio figlio preferisco far mangiare la soia geneticamente modificata, piuttosto che la soia biologia".
Voi che ne pensate? E' preferibile mettere un prodotto di agricoltura biologica o un O.G.M nel vostro carrello?
I prodotti geneticamente modificati, soprattutto quelli presenti nell'ambito agroalimentare, sono criticati, e in molti non ne vogliono sapere, preferiscono ciecamente un prodotto di agricoltura biologica.
Umberto Veronesi, il più grande oncologo italiano, ha dichiarato in un intervista:
"A mio figlio preferisco far mangiare la soia geneticamente modificata, piuttosto che la soia biologia".
Voi che ne pensate? E' preferibile mettere un prodotto di agricoltura biologica o un O.G.M nel vostro carrello?
CapaMatta- Numero di messaggi : 139
Età : 33
Occupazione : studente
Classe : V C
Data d'iscrizione : 14.12.07
Re: Biologico o O.G.M. nel carrello?
I prodotti biologici non esistono.
HH
HH
Hirundo Hiberna- Numero di messaggi : 878
Età : 51
Localizzazione : III A - II B - III B Liceo Classico
Occupazione : docente
Classe : molta
Data d'iscrizione : 24.11.07
Re: Biologico o O.G.M. nel carrello?
Pero ci sono certificazioni e addirittura supermercati che trattano solo prodotti biologici. Presa per i fondelli a livello industriale?
CapaMatta- Numero di messaggi : 139
Età : 33
Occupazione : studente
Classe : V C
Data d'iscrizione : 14.12.07
Il filone o la ciambella?
Voi vi fidereste di più di una madre con 3miliardi di anni di esperienza o di un padre di 10 anni?
Però, questa volta, una volta tanto non voglio generalizzare, ma voglio raccontare qualcosa che mi è accaduto ieri.
Potrà apparire a prima vista non perfettamente aderente al tema proposto da Capamatta, ma uno sguardo più profondo capirà che non è così. Il racconto è questo: Da circa 10 anni ormai, mangio quotidianamente il pane che fa un noto panettiere del mio paesello, noto soprattutto per un'igiene non sempre esemplare e per i modi un po' bruschi. Il suo pane è a lievitazione naturale, è cotto nel forno a legna, è morbido, fragrante, si conserva per giorni. Se ne compro mezzo chilo ne mangio mezzo chilo, se ne compro un chilo ne mangio un chilo, se ne compro un chilo e mezzo... Per comprarlo bisogna conoscere gli orari giusti, se no, non lo trovi, o c'è la fila. I primi tempi non capivo nulla, non capivo che sfornava le forme da mezzo chilo dopo quelle di un chilo, che la ciambella calda non si può tagliare, che il pane caldo non si deve mettere nella busta di plastica ecc. ecc. Poi, a poco a poco sono stato erudito, giorno dopo giorno, incomprensione dopo incomprensione. Adesso non saprei farne a meno. Ora, non prendetemi per esagerato, ma io credo che questo pane abbia delle virtù curative. Ovvero, ti senti bene, ti sazia veramente, non ti riempie, quell'odore, quel sapore sono percepiti dall'olfatto, dal gusto e tutto l'organismo ne risente positivamente. Viceversa, quando compro dei normali panini, restano sempre, la sera sono già di gomma, quando li mangio, inavvertitamente mi viene un certo disgusto, non ho alcuna soddisfazione.
Bene, ieri sera vado in un noto supermercato economico di Mascalucia il cui nome è semplice da ricordare, ma in questo momento non lo ricordo, è molto tardi, non ho il pane per la cena. Indugio intorno allo sfolgorante espositore di pane e nonostante l'ora tarda rimango indeciso: prendo il filone, o la ciambella? Nel frattempo tre o quattro persone afferrano filoni e ciambelle e li caricano nei loro carrelli stracolmi di prodotti. Qualcosa mi insospettisce, mi metto a leggere bene le etichette. Intanto in tutte e due i casi si tratta di prodotti preinfornati, surgelati e reinfornati. Sorvolo sugli ingredienti, che non sono semplicemente frumento, acqua e sale, ma una caterva infinita di altre cose che non ricordo più. Ma la cosa bella (si fa per dire) è che in caratteri microscopici trovo scritto che l'uno, il filone, è prodotto a PRIOLO!!! e l'altro, no, non ci posso credere, no, ma non è possibile, ma dài, ma no, ma sì, ma sì: a MILANOOOOOOOOOOOOOOO!!! Vada per Priolo, dove c'è la più alta concentrazione di industrie chimiche del Sud Italia, ma che arrivino camion di pane da Milano mi fa venire il voltastomaco e mi passa la fame. Farò una serata quaresimale di digiuno. Quante persone avrebbero comprato quel pane se sopra ci fosse stato messo un cartello con scritto "PANE DI PRIOLO", "PANE DI MILANO"? Mi dispiace, ancora una volta ha ragione Beppe Grillo: questa economia è un delirio.
Mutatis mutandis, Cancronesi si mangi pure la soia transgenica e la dia a sua figlia, tanto poi se le viene il tumore la opera lui.
Per quanto mi riguarda la soia non la mangio neanche biologica e il pane me lo compro a Nicolosi.
Però, questa volta, una volta tanto non voglio generalizzare, ma voglio raccontare qualcosa che mi è accaduto ieri.
Potrà apparire a prima vista non perfettamente aderente al tema proposto da Capamatta, ma uno sguardo più profondo capirà che non è così. Il racconto è questo: Da circa 10 anni ormai, mangio quotidianamente il pane che fa un noto panettiere del mio paesello, noto soprattutto per un'igiene non sempre esemplare e per i modi un po' bruschi. Il suo pane è a lievitazione naturale, è cotto nel forno a legna, è morbido, fragrante, si conserva per giorni. Se ne compro mezzo chilo ne mangio mezzo chilo, se ne compro un chilo ne mangio un chilo, se ne compro un chilo e mezzo... Per comprarlo bisogna conoscere gli orari giusti, se no, non lo trovi, o c'è la fila. I primi tempi non capivo nulla, non capivo che sfornava le forme da mezzo chilo dopo quelle di un chilo, che la ciambella calda non si può tagliare, che il pane caldo non si deve mettere nella busta di plastica ecc. ecc. Poi, a poco a poco sono stato erudito, giorno dopo giorno, incomprensione dopo incomprensione. Adesso non saprei farne a meno. Ora, non prendetemi per esagerato, ma io credo che questo pane abbia delle virtù curative. Ovvero, ti senti bene, ti sazia veramente, non ti riempie, quell'odore, quel sapore sono percepiti dall'olfatto, dal gusto e tutto l'organismo ne risente positivamente. Viceversa, quando compro dei normali panini, restano sempre, la sera sono già di gomma, quando li mangio, inavvertitamente mi viene un certo disgusto, non ho alcuna soddisfazione.
Bene, ieri sera vado in un noto supermercato economico di Mascalucia il cui nome è semplice da ricordare, ma in questo momento non lo ricordo, è molto tardi, non ho il pane per la cena. Indugio intorno allo sfolgorante espositore di pane e nonostante l'ora tarda rimango indeciso: prendo il filone, o la ciambella? Nel frattempo tre o quattro persone afferrano filoni e ciambelle e li caricano nei loro carrelli stracolmi di prodotti. Qualcosa mi insospettisce, mi metto a leggere bene le etichette. Intanto in tutte e due i casi si tratta di prodotti preinfornati, surgelati e reinfornati. Sorvolo sugli ingredienti, che non sono semplicemente frumento, acqua e sale, ma una caterva infinita di altre cose che non ricordo più. Ma la cosa bella (si fa per dire) è che in caratteri microscopici trovo scritto che l'uno, il filone, è prodotto a PRIOLO!!! e l'altro, no, non ci posso credere, no, ma non è possibile, ma dài, ma no, ma sì, ma sì: a MILANOOOOOOOOOOOOOOO!!! Vada per Priolo, dove c'è la più alta concentrazione di industrie chimiche del Sud Italia, ma che arrivino camion di pane da Milano mi fa venire il voltastomaco e mi passa la fame. Farò una serata quaresimale di digiuno. Quante persone avrebbero comprato quel pane se sopra ci fosse stato messo un cartello con scritto "PANE DI PRIOLO", "PANE DI MILANO"? Mi dispiace, ancora una volta ha ragione Beppe Grillo: questa economia è un delirio.
Mutatis mutandis, Cancronesi si mangi pure la soia transgenica e la dia a sua figlia, tanto poi se le viene il tumore la opera lui.
Per quanto mi riguarda la soia non la mangio neanche biologica e il pane me lo compro a Nicolosi.
Re: Biologico o O.G.M. nel carrello?
Essendo figlio di panetterie, che possiede un forno a pietra, potremmo aprire una lunga discussione sul pane, ma non è questo il luogo.
Il pane, prodotto o meno in un panificio non è un prodotto geneticamente modificato, semmai potrebbe esserlo la farina utilizzata e tutti gli altri ingredienti, ma come li puo usare il panettiere, cosi possono le industrie.
Il pane, prodotto o meno in un panificio non è un prodotto geneticamente modificato, semmai potrebbe esserlo la farina utilizzata e tutti gli altri ingredienti, ma come li puo usare il panettiere, cosi possono le industrie.
CapaMatta- Numero di messaggi : 139
Età : 33
Occupazione : studente
Classe : V C
Data d'iscrizione : 14.12.07
Pane di plastica
Il pane in bustina è una roba da depravati. Se qualcuno ci si riempie il carrello, merita di morire.
HH
HH
Hirundo Hiberna- Numero di messaggi : 878
Età : 51
Localizzazione : III A - II B - III B Liceo Classico
Occupazione : docente
Classe : molta
Data d'iscrizione : 24.11.07
Pane di Milano
Ma quanto costa far arrivare il pane da Milano? Qual'e il prezzo di vendita?
CapaMatta- Numero di messaggi : 139
Età : 33
Occupazione : studente
Classe : V C
Data d'iscrizione : 14.12.07
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