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President Obama

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Messaggio  Yorick Gio 6 Nov 2008 - 2:00

In America si sono rotti dopo otto anni di inganni, guerre, ingiustizie e crisi e sono andati in milioni in più rispetto alle altre volte a votare e hanno votato un uomo vero, non una controfigura. In Italia siamo ancora alle solite e non emerge nulla all'orizzone. Vi passo questo commento, come sempre graffiante, di Gramellini sul confronto America-Italia e poi largo ai vostri sul nuovo corso in America.

NO, WE CAN'T...

Massimo Gramellini per "La Stampa"

Con tutti i suoi difetti, ma la democrazia in America è una cosa meravigliosa, a differenza che altrove. Certo, i candidati vengono scelti dopo un duro apprendistato e non si candidano solo quando sono sicuri di vincere, come altrove. Certo, per il rito di iniziazione all'età adulta gli studenti hanno passato la notte nei sacchi a pelo davanti al maxischermo del loro college senza il conforto di mamme e professori (succede anche questo, altrove). Certo, davanti ai seggi ci sono code chilometriche perché da quelle parti si ostinano a stare in fila per uno, anziché sperimentare forme innovative di incolonnamento a fisarmonica, a raggiera, modello arrogance («lei non sa chi sono io») o formato parakul («mi lasci passare, la prego, ché la casa mi va a fuoco e ho dimenticato mio figlio sullo zerbino con un leone a stecchetto da mesi»), molto diffuse altrove.

Certo, a Chicago, sperduto villaggio dell'Illinois, ieri sera aspettavano un milione di persone in piazza ed erano terrorizzati dall'idea di non riuscire a gestirle tutte, mentre altrove ne hanno appena ospitate due milioni e mezzo (ma in realtà erano due miliardi e mezzo, anzi due milioni di miliardi e mezzo) senza fare una piega. Certo, laggiù il candidato giovane sembra proprio giovane e il candidato vecchio proprio vecchio, non come altrove, dove al vecchio crescono i capelli e il giovane fa cascare le braccia. Sì, con tutti i suoi difetti, ma la democrazia in America è davvero una democrazia. A differenza che altrove.
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President Obama Empty Il discorso della vittoria di Obama. Da leggere

Messaggio  Yorick Gio 6 Nov 2008 - 17:44

Ciao, Chicago. Se c'è ancora qualcuno che dubita che l'America è il Paese dove tutto è possibile, che si chiede se il sogno dei nostri padri fondatori è tuttora vivo ai nostri giorni, che è incerto sulla forza della nostra democrazia, ebbene, la risposta l'ha avuta stasera.
La risposta gliel'hanno data le code degli elettori, che si allungavano attorno alle scuole e alle chiese, in numeri che questa nazione non aveva mai visto; gliel'ha data la gente che ha aspettato tre, quattro ore, e molti per la prima volta nella loro vita, perché convinti che stavolta sarebbe stato diverso, che il loro voto avrebbe fatto la differenza.

La risposta è arrivata da vecchi e giovani, ricchi e poveri, democratici e repubblicani, neri, bianchi, ispanici, asiatici, nativi americani, gay, eterosessuali, disabili e non disabili. Americani, tutti, che hanno inviato un messaggio al mondo per dire che non siamo mai stati una semplice accozzaglia di individui o una serie di Stati repubblicani o democratici. Che siamo, e che sempre saremo, gli Stati Uniti d'America. È la risposta che ha portato tutti coloro ai quali per tanto tempo è stato detto da tanta gente di essere scettici, timorosi e dubbiosi sulle nostre possibilità, ad afferrare con le proprie mani la traiettoria della storia e indirizzarla ancora una volta verso la speranza di un futuro migliore.

Abbiamo aspettato tanto, ma stasera, grazie a quanto abbiamo fatto in questo giorno, in queste elezioni, in questo preciso istante, il cambiamento è approdato in America.
Qualche ora fa, ho ricevuto una telefonata straordinariamente calorosa dal senatore McCain. Il senatore McCain ha lottato a lungo e con tutte le sue forze in questa campagna elettorale. E da sempre lotta con tutte le sue forze per il Paese che ama. Ha accettato sacrifici in nome dell'America che la maggior parte di noi nemmeno immagina. E noi tutti abbiamo beneficiato dei servizi resi al Paese da questo leader coraggioso e generoso. A lui offro le mie congratulazioni, e anche al governatore Palin, per tutto quello che hanno realizzato. Sarò lieto di lavorare al loro fianco nei prossimi mesi per rinnovare la promessa di questa nazione.
Obama con moglie

Vorrei ringraziare il mio compagno di viaggio, un uomo che si è battuto con il cuore e ha saputo parlare a nome degli uomini e delle donne con i quali è cresciuto nelle vie di Scranton e che lo hanno accompagnato nel viaggio in treno verso casa, nel Delaware: il vicepresidente degli Stati Uniti, Joe Biden. E non sarei qui stasera davanti a voi senza il sostegno incrollabile della mia migliore amica degli ultimi sedici anni, la roccia della nostra famiglia, l'amore della mia vita, la prossima first lady della nazione, Michelle Obama. Sasha e Malia, vi amo più di quanto possiate immaginare. E vi siete guadagnate il nuovo cucciolo che verrà con noi, nella nuova Casa Bianca.

E benché non sia più con noi, sono certo che mia nonna mi sta guardando, assieme a tutti i miei cari che hanno fatto di me l'uomo che sono oggi. Mi mancano, stasera. So che il mio debito verso di loro è incommensurabile. Alle mie sorelle Maya e Alma, e a tutti i miei altri fratelli e sorelle, grazie di cuore per il sostegno che mi avete dato, a voi va tutta la mia riconoscenza. E va anche al manager della mia campagna elettorale, David Plouffe, l'eroe in sordina, che ha saputo mettere in piedi la più straordinaria campagna elettorale nella storia degli Stati Uniti.

Un grazie al mio stratega in capo, David Axelrod, che mi ha accompagnato passo passo lungo tutto il cammino. E al miglior team elettorale mai messo in piedi nella storia della politica americana: questo successo è anche vostro e vi sarò per sempre riconoscente per tutti i vostri sacrifici per renderlo possibile.
Barack Obama

Ma soprattutto non dimenticherò mai a chi appartiene realmente questa vittoria. Appartiene a voi, a voi tutti. Non sono mai stato il candidato più probabile per la presidenza. Non abbiamo iniziato con molti soldi e molti appoggi. La nostra campagna elettorale non è stata architettata nei saloni di Washington. È iniziata nei cortili di Des Moines, nei salotti di Concord e sulle verande di Charleston. È stata costruita da lavoratori e lavoratrici che hanno dato fondo ai loro risparmi per donare 5, 10, 20 dollari per la causa.

Le hanno dato forza i giovani, che hanno respinto il mito di una generazione apatica, che hanno lasciato casa e famiglia per lavori che garantivano pochi soldi e ancor meno sonno.
Le hanno dato forza i non più giovani, che hanno affrontato il freddo pungente e il caldo più sfibrante per bussare alla porta di perfetti sconosciuti, e i milioni di americani che hanno lavorato come volontari e hanno dimostrato che, a distanza di due secoli, un governo del popolo, fatto dal popolo e per il popolo non è scomparso dalla faccia della terra.

Questa vittoria è vostra. E so benissimo che non lo avete fatto solo per vincere un'elezione. E so che non lo avete fatto per me. Lo avete fatto perché sapete benissimo quanto sia importante il compito che abbiamo davanti. Perché anche nel festeggiare, stanotte, sappiamo che le sfide che ci aspettano domani sono le più drammatiche della nostra epoca: due guerre, il pianeta in pericolo, la peggior crisi finanziaria dell'ultimo secolo.
Barack Obama

E mentre noi ci troviamo qui riuniti, sappiamo che ci sono americani coraggiosi che si svegliano nei deserti dell'Iraq e tra le montagne dell'Afghanistan per rischiare la vita per noi. Ci sono madri e padri che restano svegli, quando i bambini vanno a letto, chiedendosi come faranno a pagare il mutuo della casa o la parcella del medico e se mai riusciranno a metter da parte qualcosa per mandare i figli all'università.

Ci sono nuove risorse energetiche da sfruttare, nuovi posti di lavoro da creare, nuove scuole da costruire, nuove minacce da affrontare e alleanze da ricucire. La strada che abbiamo davanti sarà lunga. La salita ripida. Forse non arriveremo al traguardo in un solo anno, forse non basterà un unico mandato. Ma mai come stasera, America, sento che ce la faremo. Noi tutti, ve lo prometto, come nazione, ce la faremo.

Ci saranno intoppi e contrattempi. Molti non saranno d'accordo con ogni decisione o strategia politica che adotterò da presidente. E sappiamo che il governo non può risolvere tutti i problemi. Ma sarò sempre sincero con voi sulle sfide che abbiamo di fronte. Vi ascolterò, specie quando non saremo d'accordo. Soprattutto vi chiedo di partecipare al compito di ricostruire questa nazione, nel solo modo in cui è stato possibile in America da 221 anni a questa parte, pezzo a pezzo, mattone su mattone, con le nostre mani callose.
Barack Obama

Quello che è iniziato 21 mesi fa nel cuore dell'inverno non può finire in questa sera d'autunno. Questa vittoria da sola non è il cambiamento che noi vogliamo. Ci dà solo la possibilità di attuare quel cambiamento. E non sarà possibile realizzarlo se torniamo indietro al vecchio modo di fare. Non sarà possibile senza di voi, senza un nuovo spirito di servizio, un nuovo spirito di sacrificio. Perciò facciamo appello a un nuovo amor di patria, un nuovo spirito di responsabilità, dove ognuno di noi promette di rimboccarsi le maniche e impegnarsi non solo nel proprio interesse ma per quello comune.

Ricordiamoci che se questa crisi finanziaria ci ha insegnato qualcosa è che non si può avere una ricca Wall Street a scapito dei comuni cittadini. In questo Paese, vinciamo o perdiamo come un'unica nazione, un unico popolo. Resistiamo alla tentazione di tornare alla vecchia faziosità, alle meschinità e all'immaturità che hanno avvelenato la nostra politica per tanto tempo.

Ricordiamo che fu un uomo di questo Stato a portare per primo la bandiera del Partito repubblicano alla Casa Bianca, un partito fondato sui valori della fiducia in se stessi, della libertà individuale e dell'unità nazionale. Sono questi i valori che noi tutti condividiamo. E mentre il Partito democratico ha segnato una grandissima vittoria stasera, la accettiamo con umiltà e con la ferma determinazione a colmare le divisioni che hanno ostacolato il nostro progresso.
Barack Obama

Come disse Lincoln a una nazione assai più divisa della nostra, non siamo nemici, ma amici. Benché la passione politica possa mettere a dura prova i legami di affetto che ci uniscono, non deve spezzarli. E voglio dire agli americani di cui devo ancora guadagnarmi la fiducia: forse non ho conquistato il vostro voto stasera, ma sento la vostra voce. Ho bisogno del vostro aiuto. E sarò anche il vostro presidente. E a quanti stasera ci osservano da oltreoceano, dai Parlamenti e dai palazzi, oppure raccolti attorno alla radio negli angoli dimenticati del pianeta, a costoro voglio dire che le nostre storie sono individuali, ma il nostro destino è comune e da oggi inizia un nuovo giorno nella leadership americana.

Mi rivolgo infine a coloro che vorrebbero distruggere il mondo: noi vi sconfiggeremo. A coloro che cercano la pace e la sicurezza: siamo con voi. E a tutti coloro che si sono chiesti se il faro dell'America brilla ancora come un tempo: stasera abbiamo dimostrato ancora una volta che la vera forza della nostra nazione non scaturisce dalla potenza delle nostre armi o dalla misura della nostra ricchezza, ma dal richiamo intramontabile dei nostri ideali: democrazia, libertà, opportunità e una speranza indomita.

È questo il vero spirito dell'America: che l'America può cambiare. La nostra unione potrà essere perfezionata. Ma quanto abbiamo già raggiunto ci infonde speranza per quello che possiamo e dobbiamo raggiungere domani. Queste elezioni hanno segnato molti primati e sono ricche di storie che verranno tramandate per generazioni. Ma stasera ce n'è una in particolare a cui penso, su una donna che ha votato ad Atlanta. È in tutto e per tutto uguale ai milioni di altri cittadini che si sono messi in coda per far sentire la loro voce in queste elezioni, tranne che per un particolare: Ann Nixon Cooper ha 106 anni.
Obama Family

È nata appena una generazione dopo l'abolizione della schiavitù. All'epoca non c'erano macchine sulle strade né aerei nei cieli, e una donna come lei non poteva votare per due motivi: perché era una donna e per il colore della sua pelle. E stasera ripenso a tutto quello che questa donna ha visto nel suo secolo di vita in America: la sofferenza e la speranza; le lotte e il progresso; i tempi in cui ci veniva detto che non potevamo, mentre tanti spianavano la strada, forti del credo americano:

Yes, we can.
Quando la voce delle donne veniva zittita e le loro speranze disattese, questa donna è vissuta abbastanza a lungo per vederle alzarsi e parlare e afferrare la scheda elettorale.

Yes, we can.
Quando regnava la disperazione nelle praterie aride del Paese e la depressione tormentava l'America, questa donna vide una nazione sconfiggere la paura con il New Deal, con nuovi posti di lavoro, un nuovo senso di uno scopo comune.

Yes, we can.
Quando le bombe cadevano sul nostro porto e la dittatura minacciava il mondo, questa donna fu testimone di una generazione capace di gesta eroiche e la democrazia fu salva.

Yes, we can.
Questa donna ha visto i bus di Montgomery, gli idranti di Birmingham, il ponte di Selma e un predicatore di Atlanta che diceva alla sua gente «We shall overcome».
Obama Family

Yes, we can.
Un uomo ha messo piede sulla Luna, un muro è crollato a Berlino, il mondo è stato collegato grazie alla nostra scienza e immaginazione. E quest'anno, in queste elezioni, la donna di Atlanta ha toccato con un dito uno schermo e ha dato il suo voto, perché dopo 106 anni in America, dopo aver conosciuto i momenti più esaltanti e le ore più buie, anche lei sa che l'America può cambiare.

Yes, we can.
America, abbiamo fatto tanta strada. Molto abbiamo fatto, ma resta ancora molto di più da fare. Perciò stasera chiediamoci, se i nostri figli vedranno il prossimo secolo, se le mie figlie avranno la fortuna di vivere così a lungo come Ann Nixon Cooper, a quali cambiamenti assisteranno? Quali progressi avremo fatto? Questa è la nostra occasione per rispondere alla chiamata. Questo è il nostro momento.

Questo è il nostro tempo, il tempo per rimettere al lavoro il nostro popolo e spalancare le porte dell'opportunità per i nostri figli; per riportare prosperità e promuovere la pace; per riscattare il sogno americano e riaffermare quella verità fondamentale che fa di noi, dei tanti che siamo, un unico popolo, e credere che vivere significa sperare. E quando ci scontriamo con il cinismo e i dubbi e con quanti ci dicono che non possiamo, noi risponderemo con il credo imperituro che riassume lo spirito di questo popolo:

Yes, we can.

Grazie. Che Dio vi benedica. E che Dio benedica gli Stati Uniti d'America.
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Messaggio  Hirundo Hiberna Gio 6 Nov 2008 - 20:44

( ... )

Piangi, che ben hai donde, Italia mia,

Le genti a vincer nata

E nella fausta sorte e nella ria.

Se fosser gli occhi tuoi due fonti vive,

Mai non potrebbe il pianto

Adeguarsi al tuo danno ed allo scorno;

Che fosti donna, or sei povera ancella.

Chi di te parla o scrive,

Che, rimembrando il tuo passato vanto,

Non dica: già fu grande, or non è quella?

Perché, perché? dov'è la forza antica,

Dove l'armi e il valore e la costanza?

Chi ti discinse il brando?

Chi ti tradì? Qual arte o qual fatica

O qual tanta possanza

Valse a spogliarti il manto e l'auree bende?

Come cadesti o quando

Da tanta altezza in così basso loco?

( ... )

In America i sogni si realizzano. In Italia si vendono.
HH
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Messaggio  Raffaele Gio 6 Nov 2008 - 23:14

un discorso da far perdere il fiato quello di Obama ora bisogna vedere se si tratta finalmente della quiete dopo la tempesta o è solamente un raggio di sole che pian piano verrà ostruito di nuovo dalle nuvole
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President Obama Empty Il bilancio di Bush

Messaggio  Yorick Ven 7 Nov 2008 - 0:32

Insediamento (2000) - Oggi

Debito pubblico

5.700 miliardi di dollari - 10.300 miliardi dollari

Disoccupati
6 milioni ( 4,2%) - 9,5 milioni (6,1%)

Deficit bilancia commerciale
436 miliardi di dollari - 794 miliardi di dollari

Reddito annuale pro capite

21.587 dollari - 26.352 dollari*

Proprietari di case
64,5% - 68,1%

Milionari
6 milioni - 9,3 milioni*

Poveri
31,6 milioni (11,3%) - 37,3 milioni (12,5%)

Persone senza assicurazione
38,4 milioni - 47 milioni

Carcerati
1,9 milioni - 2,3 milioni*

Bilancio della difesa
333 miliardi di dollari - 613 miliardi di dollari


Numero soldati morti in Iraq e Afghanistan 4.775
Spese totali guerra 2 mila miliardi di dollari circa
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President Obama Empty A A-bbronzatissimo!!!

Messaggio  Hirundo Hiberna Ven 7 Nov 2008 - 23:25

L'immagine peggiore (di Curzio Maltese)

I bookmakers in questi casi non accettano scommesse. Da mesi, in previsione dell'evento storico dell'altra notte, si aspettava la prima gaffe di Silvio Berlusconi sul colore della pelle del nuovo presidente americano. Il Cavaliere non delude mai le peggiori aspettative e la battuta è arrivata. L'unica sorpresa è la tempistica. Ad appena ventiquattr'ore dall'elezione il premier se n'è uscito con la storia di Obama "abbronzato". Non è la solita cafonata alla quale ci ha abituato e ci siamo ormai rassegnati da lustri. È una definizione grondante di razzismo.

Il peggior razzismo, quello semi inconsapevole e quindi assai autoindulgente che dilaga in Italia, fra la preoccupazione del resto del mondo. Una malattia sociale che un governo responsabile dovrebbe combattere, invece di sguazzarci con gusto.

Scontata la gaffe, ovvia la reazione. In simili frangenti Berlusconi adotta due reazioni standard. La prima: non l'ho mai detto. È la più assurda, ma paradossalmente efficace (in Italia). Come fai a discutere con uno che nega se stesso? La seconda è: l'ho detto ma non avete capito.

Stavolta ha usato questa. "Abbronzato era un complimento, una carineria" ha spiegato ai soliti cronisti bolscevichi. "E se non lo capite, allora andate a fare...". Sommando così carineria a carineria.

S'intende che "andare a fare" è detto con affetto. Con eguale affetto i giornalisti potrebbero ricambiare l'invito, ma probabilmente le giustificazioni valgono solo dall'alto verso il basso.

Non stiamo a farla lunga. Non si tratta solo di vergogna. Chi ne ha ancora la forza? È piuttosto la disperazione di essere ogni volta precipitati in questo indegno pollaio. Gli elettori americani in un giorno hanno cambiato la storia del mondo. L'avvento del figlio di un africano alla Casa Bianca sta spingendo miliardi di persone, pur nel mezzo di una crisi spaventosa, a interrogarsi sui valori profondi della democrazia, la più straordinaria conquista dell'umanità, in fondo a un cammino secolare di sangue e intolleranza. E il contributo dell'Italia berlusconiana a questo grandioso dibattito qual è? Questa miserabile trovata, volgare e razzista, senza neppure il coraggio dell'assunzione di responsabilità o la dignità di porgere le scuse.

Non bastava la sortita a caldo del ministro Gasparri, il quale, confondendo le proprie ossessioni di ex fanatico fascista con la competenza internazionale, aveva commentato "sarà contento Bin Laden". Ci voleva pure lo strazio supplementare della "battuta" di Berlusconi, che ha ormai girato il mondo, con danno enorme per il Paese. In pochi minuti infatti la rete ha deluso la speranza residua, che non lo prendessero sul serio, come altre volte. Come siamo abituati a fare qui, rassegnati a non scandalizzarci per lo scandalo, a non chiamare fascismo il fascismo, razzismo il razzismo.

C'era stata la rincorsa provinciale ad appropriarsi di Obama. Tutti si proclamano o cercano l'Obama italiano, a destra e a sinistra. Quando in Italia un Barack Obama non avrebbe neppure il diritto di voto. I figli d'immigrati, 440 mila fra nati e cresciuti qui, non sono considerati cittadini italiani, per via del medievale ius sanguinis. Lo ricordiamo nell'ipotesi, piuttosto remota, in cui fra le centinaia di obamisti dell'ultima ora si trovasse un politico serio. Ecco l'occasione per proporre finalmente una legge civile in materia d'immigrazione.

A cominciare dal presidente del Consiglio, i cui molti cantori hanno illustrato nei giorni scorsi alle masse ammirate le straordinarie analogie fra Berlusconi e Obama. Come non scorgere, del resto, l'assoluta comunanza delle due parabole. Il figlio di un pastore kenyano che arriva alla Casa Bianca a soli 47 anni e promette di cambiare il mondo. E l'uomo più ricco d'Italia che a 72 anni, con il solo aiuto del novanta per cento dei media da lui controllati, torna a Palazzo Chigi, dopo aver cambiato i capelli. È naturale che Berlusconi abbia adottato Obama, ripromettendosi di dargli presto "buoni consigli". Incrociamo le dita perché non avvenga, nell'interesse stesso del premier. Non si sa come la Casa Bianca potrebbe reagire a una frase del tipo: "Vieni, abbronzato, che ti spiego come non farsi processare".

Che fare? Vergognarsi per loro, ridere, piangere. Fingiamo pure che tutto sia normale. Però quanto stringe il cuore ascoltare il nobile discorso dello sconfitto McCain: "Il popolo ha scelto. Ho avuto l'onore di salutare il nuovo presidente degli Stati Uniti. È una giornata storica". Non si potrebbe avere un giorno un conservatore come questo a capo della destra italiana, anche di seconda mano?
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Messaggio  Roberta Pacini Dom 9 Nov 2008 - 1:49

Salve a tutti gente, questa e' la prima volta che scrivo sul forum e sono molto contenta di poterlo fare.
Come alcuni di voi gia' sanno, attualmente mi trovo in Arkansa,proprio negli U.S.A. e sto vivendo in prima persona l'entusiasmo per il risultato delle elezioni. Posso dire che qui dove vivo io la maggior parte della gente avrebbe preferito il repubblicano McCain come presidente,ma si puo' ad ogni modo respirare un aria di soddisfazione e di felicita' qui. Io penso che il futuro dell' America e' in buone mani, Obama e' un uomo veramente in gamba che ha saputo giostrare il suo tempo e il suo denaro nel migliore dei modi e soprattutto onestamente. Obama non ha paura di cambiare cio' che non funziona e non ha paura di mostrare alla gente che e' all' altezza di poterlo fare. Gli americani credono molto in lui e ne hanno molta fiducia. Volete sapere una cosa? Quando ho letto che il nostro carissimo incorrotto Berlusconi ha definito Obama come "il nuovo presidente abbronzato" mi sono solo vergognata. Qui in america la gente discute su quanto sia meraviglioso avere un presidente di colore con cosi' grandi capacita' governative, perche' cio' puo' rappresentare in qualche modo uno schiaffo morale per tutti coloro che ancora primitivamente possiedono ideali razzisti ed invece in Italia cosa e' successo? Quello che dovrebbe essere il "leader" ha usato termini razzisti contro il nuovo presidente. Forse invidia? Io penso sia pura stupidita'. Sono veramente disgustata. Io in Italia non ci torno piu'!!!!!!! Mi trovo fin troppo bene qui in America. Questo e' quello che mi porta a fare la mia cara politica italiana. Pensiamoci.
Spero che il mio commento "in diretta" vi abbia fatto piacere!a presto!

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Messaggio  filippo_gentile Dom 9 Nov 2008 - 13:35

Sono contento. Grande Obama

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Messaggio  Giovanni T. Dom 9 Nov 2008 - 16:50

Sono felice che Obama sia salito.
Aldilà del colore della pelle, mi piace il clima che ha creato durante i suoi discorsi, il carisma, il fatto di non essere un politico che da solo numeri ma anche speranze. Certo..tra il dire ed il fare ci sta di mezzo il mare, quindi vediamo quali strategie adotterà per cambiare veramente le cose: la migliore recensione potremo farla solo tra quattro anni.
Quello che mi meraviglia di più invece, non è tanto il presidente, quanto la grande attesa per le elezioni: qui in Italia c'è chi cerca di convincere la gente a non andare a votare, li c'è gente che si alza alle 6 del mattino o chiede permessi per farlo. Questa è la democrazia: la consapevolezza che gli americani hanno riguardo il loro potere da elettori.
Per quanto concerne la battutina di Berlusconi non credo che ci siano vere convinzioni razziste: secondo me si tratta della solita strumentalizzazione. Riconosco però che certe frasi bisogna limitarle ad un clima di "cuttigghio tra amici" e non in una situazione istituzionale quale quella che avvolge Silvio e colleghi.

Giovanni T.

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Messaggio  Hirundo Hiberna Dom 9 Nov 2008 - 18:23

http://it.youtube.com/watch?v=jjXyqcx-mYY

sunny
HH
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Messaggio  Enrica Lun 10 Nov 2008 - 19:38

Bellissimo il video!! Very Happy Very Happy
Enrica
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Messaggio  Lithium Ven 14 Nov 2008 - 1:33

Io sono d'accordo con la prof. Aiello. Io credo che una manifestazione di grande spirito e serietà come quella di McCain sia impensabile nell'ambito della nostra politica (sia a destra che a sinistra, beninteso) perchè qui da noi la politica è imprenditorìa, fatta di promesse e favoritismi. Ciò è dimostrato dal fatto che, ad esempio, l'attuale governo aveva promesso una riduzione dei privilegi dei parlamentari. Risultato: l'età minima dei parlamentari è stata abbassata a 18 anni e ne è stato aumentato il numero. In Spagna il lordo mensile di un parlamentare è di 4.800 euro circa, in Italia 19.000. Noi siamo governati da un uomo che dovrebbe essere un pregiudicato (se non ha ancora proposto una legge che rende legale il finanziamento illecito ai partiti, come fa sempre). Lo stesso uomo amico di Craxi, lo stesso uomo che è stato condannato a 2 anni e 4 mesi di reclusione solo per il reato appena citato, tra il '91 e il '92, se non erro. E adesso ha iniziato anche a soffrire di megalomania: ha tagliato i ponti con l'opposizione, da oggi comanda lui. E oggi tutto il mondo ride dell'Italia perchè lui ha voluto essere "carino". Ovviamente non è razzista, come non è razzista Bossi. Era solo una battuta carina. Peccato che non ci abbia fatto ridere.

Io ho davanti a me un sogno, che un giorno sulle rosse colline della Georgia i figli di coloro che un tempo furono schiavi e i figli di coloro che un tempo possedettero schiavi, sapranno sedere insieme al tavolo della fratellanza.

Io ho davanti a me un sogno, che un giorno perfino lo stato del Mississippi, uno stato colmo dell’arroganza dell’ingiustizia, colmo dell’arroganza dell’oppressione, si trasformerà in un’oasi di libertà e giustizia.

Io ho davanti a me un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del loro carattere. Ho davanti a me un sogno, OGGI!!
(Discorso di Martin Luther King del 28 agosto 1963)

Il sogno di un uomo si è avverato. VIVA OBAMA!!
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