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Messaggio  Hirundo Hiberna Lun 16 Mar 2009 - 17:01

Cari amici,
il forum è una straordinaria occasione per cofrontarsi non solo sulle idee, ma soprattutto sulla forma che prendono nelle nostre mani, e cioé sulla nostra scrittura. Invito tutti coloro che lo vorranno (non solo le mie classi) a scrivere scrivere scrivere. Noi vi leggiamo volentieri e, nel vostro esclusivo interesse, magari qua e là puntualizziamo, chiariamo come si potrebbe dir meglio una stessa cosa, correggiamo l'espressione.
Ma perchè dovreste farlo? Che vogliono 'sti professori da voi? Possibile che uno debba sempre stare a misurare le parole? Un po' di libertà, please!!!!
Bene, allora condividiamo lo stesso anelito. L'anelito alla libertà. Più parole da spendere avrete dentro le tasche, più sarete liberi. Quanto più quello che dite somiglierà a quello che vorreste dire, tanto più sarete liberi. Più la vostra espressione risulterà precisa, meno sarete attaccabili da chi vi vuole male e dunque più sarete liberi.
La scuola non può fare di voi delle persone felici, ahimé, ma può fare di voi delle persone libere. E allora, che aspettate? Scrivete e sforzatevi di volare alto. Vi ritroverete fra insospettate montagne, ci prenderete gusto, vi piacerà. Quando uno è ben abituato, poi non si accontenta più delle solite cose.
Scrivete dunque di ciò che volete in non più di dieci righe. Noi correggeremo un paio di post a campione.
E' giunto il tempo di imparare a desiderare di più dalla vita.flower
HH


Ultima modifica di Hirundo Hiberna il Mar 17 Mar 2009 - 0:15 - modificato 1 volta.
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Messaggio  Yorick Lun 16 Mar 2009 - 17:33

Quando il forum nacque, ormai circa un anno e mezzo fa, c'era anche questa speranza: che divenisse un luogo per esercitarsi nella scrittura. Per tale ragione una delle poche regole imposte fu quella di scrivere in buon italiano, senza l'uso di abbreviazioni. Da qualche tempo il forum è un po' snobbato, come se fosse la cosa più trita del mondo avere un luogo virtuale di incontro per tutta la comunità scolastica, con dei docenti pure a disposizione. Vogliamo rilanciare almeno una delle potenziali funzioni del forum? Da oggi apre lo scriptorium. Chiunque desideri misurarsi con la scrittura, chiunque sogni di migliorare il proprio stile, chiunque voglia acquisire questa competenza in via di smarrimento si eserciti sul tema indicato o liberamente. Ci sarà sempre qualche docente a disposizione per leggere e segnalare gli errori da evitare, sottolineare gli aspetti da migliorare, consigliare una forma, suggerire un costrutto. Forza e coraggio, che la vita è un rodaggio.
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Messaggio  Yorick Lun 16 Mar 2009 - 17:47

Visto che vi date spesso malati, descrivete la malattia.

Così ne parla Concetto Marchesi, Il libro di Tersite, Sellerio, Palermo 1993, p. 95

"Le batte la tempia? è l'arteriosclerosi: solita storia. Lei lo sa: a cinquant'anni, dopo una vita di lavoro e di lotta, capita un medico di malaugurio che, appena lo si interroga su un po' di affanno al cuore o su un crampo alla mano, sentenzia: arteriosclerosi. Con questo vorrebbe dire che lei, signor cavaliere, che ancora ha tanta energia, tanta volontà e tanti affari, a un certo punto debba mettersi a letto senza potere più né telefonare, né trafficare, né desinare; e debba in compenso soffrire dolori e sopportare veglie lamentose quando gli altri dormono, e la mattina domandare a quello che apre la finestra: - Che giornata è?
Che giornata è? Ah questo, per Dio, non è sopportabile, signor cavaliere! Il buon Dio fino al punto estremo della vita non ci dovrebbe privare almeno di questa semplice gioia di aprir noi la finestra, al mattino, e di vedere noi il cielo su e gli alberi giù, e di respirare quel puro soffio di aria fresca, e di proferire il primo e forse l'unico "ah" di sollievo di tutta la giornata. Eppure a un certo momento il buon Dio ci priva anche di quella mattutina innocente esclamazione. E ci lascia a letto. E un altro apre per noi la finestra e ci dice che giornata è: e poi domanda come abbiamo passata la notte, l'abominevole notte degl'intossicati, e ci rincalza le lenzuola e ci mette una mano sulla fronte e chiede con la tremenda voce della pietà cosa desideriamo. Cosa desideriamo! Quello che desiderano quanti stanno attorno a un martoriato: che il poveretto finisca presto di soffrire.
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Messaggio  nino Lun 16 Mar 2009 - 22:52

é il caso di un potente e rapido intervento psichiatrico Very Happy
Non so quale potrebbe essere l'oggetto del ragionamente che mi propongo qui di affrontare!
Tanto per cambiare parlerò di scuola!aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!
Vorrei chiedere a voi professori in particolare cos'è che fa nascere nell'alunno quella voglia di mettersi sopra i libri ed apprezzare lo studio! Io non ho mai avuto nulla contro lo studio, l'avrei detto, non sarei al classico altrimenti.
Ho da sempre avuto una concezione sbagliata della scuola; l'ho sempre considerata come un ostacolo al raggiungimento della felicità umana: forse la mia sensibilità è talmente sviluppata da non apprezzare la fiamma del sapere? Le cose belle sono difficili(eheh è vero dopotutto): sono arrivato anche ad abbandonare definitivamente il pianoforte che tanto amavo. A volte credo che l'unica soluzione possibile sia quella di ricorrere all'uso di sostanze stupefacenti(ho paura di me stesso) ma poi mi guardo scioccato. Ultimamente ho difficoltà nel percorrere la strada maestra, ma prima di giugno rientrerò in carreggiata Very Happy lo prometto e
me lo auguro( silent )
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Messaggio  Hirundo Hiberna Mar 17 Mar 2009 - 0:11

Forse qualcuno non ha capito, dunque chiarisco meglio il senso di questa proposta didattica.
Io e Yorick mettiamo a disposizione il nostro tempo e la nostra competenza perchè voi, giovani menti afasiche, possiate rendere se non altro appena decente la vostra rachitica capacità espressiva. Non è un gioco e non è neppure uno scherzo, perchè noi stiamo faticosamente mettendo in moto una serie di stimoli culturali per migliorare la vostra qualità della vita.
Da questo momento in poi, nessuno si permetta mai più di sottovalutare la cosa e di scrivere riflessioni amorfe o considerazioni in cui l'unica cosa che risulta decodificabile sono gli emoticon!
Proust racconta della nonna e di come da piccolo gli piaceva guardare la sua lampada per addormentarsi. Ci consegna così alcune delle pagine più belle della letteratura mondiale. Il che significa che non è importante cosa si dice, ma come.
Scrivete dieci righe eccezionali: il distillato della vostra migliore produzione letteraria. Fate finta che siano le vostre ultime righe prima di morire. Dovranno esprimervi per sempre.
HH Evil or Very Mad
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Messaggio  Cry_Cry Mar 17 Mar 2009 - 0:48

Sinceramente, mi è capitato solo raramente di pensare a qualche malattia, ho diciassette anni e l'arroganza di pensare che sono troppo giovane per pormi problemi del genere. Qualche volta però, capita che una malattia colpisca una persona a me cara o che semplicemente leggendo il giornale legga di qualche malattia particolare. Di conseguenza, immagino di essere affetta da qualche malattia e sento che la paura mi assale. Ho paura di non poter più compiere quei gesti che mi permettono di affrontare ogni giornata, come guardare fuori dalla finestra al mattino o correre in una giornata di sole. Penso che la malattia peggiore in alcuni casi sia quella di non trovare più la forza di andare avanti con un sorriso sulle labbra dovuto alla consapevolezza di potercela fare. Il primo passo per guarire è essere convinti di poterlo fare.
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Messaggio  Yorick Mar 17 Mar 2009 - 0:51

Aspetta, aspetta... a me "perdersi nel proprio corpo" era piaciuta veramente molto. Credo intendesse riferirsi a tutte le malattie in cui la mente perde il controllo, almeno parziale, che di solito ha del proprio corpo. Vedete, lo stile è spesso opinabile. Va a finire che in questo scriptorium io e la rondinella ci scanneremo, mentre voi ve la spasserete alle nostre spalle. In ogni caso, chi sta sottovalutando l'impegno, avrà una lavata di capo di quelle. Intanto il prof. Basile mi ha annunciato che anche i suoi alunni saranno iscritti forzosamente allo scriptorium: va a finire che si trasforma in un lager. Virtuale, però. Buonanotte. O si scrive "buona notte"?
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Messaggio  Hirundo Hiberna Mar 17 Mar 2009 - 10:58

Cry_Cry ha scritto:Sinceramente, mi è capitato solo raramente di pensare a qualche malattia, ho diciassette anni e l'arroganza di pensare che sono troppo giovane per pormi problemi del genere. Qualche volta però, capita che una malattia colpisca una persona a me cara o che semplicemente leggendo il giornale legga di qualche malattia particolare. Di conseguenza, immagino di essere affetta da qualche malattia e sento che la paura mi assale. Ho paura di non poter più compiere quei gesti che mi permettono di affrontare ogni giornata, come guardare fuori dalla finestra al mattino o correre in una giornata di sole. Penso che la malattia peggiore in alcuni casi sia quella di non trovare più la forza di andare avanti con un sorriso sulle labbra dovuto alla consapevolezza di potercela fare. Il primo passo per guarire è essere convinti di poterlo fare.
Non ho nulla da eccepire alla forma con cui scrive Cristina. E' semplice, c'è una ridondanza fonica di troppo (sinceramente/ raramente rallentano il testo e lo appesantiscono) ma queste sono finezze che adesso non possiamo permetterci . L'espressione è in definitiva corretta. Solo mi impressiona che neppure lei abbia il coraggio di separarsi dal modello proposto da Yorick (la riflessione di C. Marchesi): c'è sempre una finestra da aprire, qui come là.
Siete evidentemente atterriti dal nostro giudizio, credo. E fate bene. Ora però ci dovete sfidare. Io e Yorick siamo il vostro limite (mischini voi....!) ma solo se ci sfidate con la curiositas degli eroi e magari un pizzico di ybris compirete il vostro personale viaggio di formazione.
Coraggio, che la vita è un viaggio.
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Messaggio  Rachele R Mar 17 Mar 2009 - 17:20

Credo che dal brano tratto dal libro di Concetto Marchesi emerga un aspetto importante della vita condotta da un individuo affetto da una qualche malattia, e cioè che spesso chi sta bene tratta con compassione il malato, il quale, essendo già vincolato dalla sensazione di non poter agire autonomamente, si sente quasi umiliato. Penso che il dover dipendere dagli altri sia una delle cause per cui soprattutto le persone anziane, che hanno qualche problema di salute, anche non molto grave, spesso si demoralizzano. Tale stato d' animo è dovuto principalmente al fatto che molte di queste persone, dopo aver condotto una vita semplice e molto attiva, durante la quale hanno sempre fatto tutto da soli, siano improvvisamente costretti a dipendere dagli altri.
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Messaggio  Lara Mar 17 Mar 2009 - 17:53

Penso si possa capire cosa veramente provi un malato solo standogli accanto; in questi ultimi mesi un tumore si è portato via mio nonno e una malattia sta tormentando, prima affievolendosi e poi tornando all'improvviso, un altro mio caro. Pochi anni prima un mio cugino giovanissimo si era spento a causa della sclerosi multipla. Come potrei non pensare continuamente che tutto questo potrebbe riguardare, per quanto possa essere giovane, anche me? Non posso farne a meno ma fino ad ora non è stato questo il problema peggiore. Non sopporto più la dipendenza dalle medicine, che non curano la malattia, sono solo una droga: non riesco a farlo capire alla persona che sta soffrendo. Questo mi affligge soprattutto perchè so che prima di tutto, per stare bene, serve la forza di volontà.
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Messaggio  IrEnE Mar 17 Mar 2009 - 20:17

La parola malattia spesso viene considerata come un termine negativo, in verità, vi sono alcuni casi in cui il malato nelle condizioni in cui si trova riesce a comprendere il valore della Vita o anche solamente della Salute. Talvolta la malattia permette all'uomo di apprezzare ciò che spesso nel quotidiano non riesce a vedere. Ad esempio, quando una persona ha la febbre, e quindi è costrecco a stare chiuso in casa in una bellissima giornata, in quel momento apprezza con vero entusiasmo ciò che la natura gli dona. Ma allo stesso tempo la malattia è una condizione che porta dolore, sia per coloro che ne sono affetti, in quanto non si sentono normali, ma anche per coloro che sono vicino al malato, perchè soffrono al pensiero che una persona a loro cara possa star male. Mi viene un pò da pensare a ciò che afferma Spinoza, quando in un passo del suo scritto "L'Etica" scrive, che la Letizia aumenta la nostra potenza di esistere, mentre, la Tristezza diminuisce questa potenza. Mi ritrovo molto in questo pensiero, poichè ritengo che un malato circondato da amore, cerca di ricambiare come può questo amore cercando di superare la malattia, mentre al contrario tende alla distruzione quando si sente abbandonato.

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Messaggio  °°Aghy°° Mar 17 Mar 2009 - 20:28

Ciò che mi colpisce è la figura del medico, visto come una persona con scarse competenze che, tuttavia, esprime giudizi sulla cattiva salute altrui. Inoltre emerge chiaramente che la malattia non solo rappresenta un ostacolo per l'indivuo a trascorrere una vita comune a quella altrui, ma costituisce anche una barriera che lo isola dal mondo esterno. Infatti il malato trascorre le sue "notti abominevoli da intossicati" mentre gli altri dormono tranquillamente. Nel testo di Marchesi, anche se non è detto in modo esplicito, il malato diventa un disagio per la società, poichè egli non è autonomo ma dipende da altre persone anche per aprire la finestra e vedere "che giornata è". Infine credo che le persone affette dalla malattia abbiano sempre bisogno del supporto altrui, è molto importante spronarli mentalmente e fare capire che la vita non è ancora finita, vi è sempre un miglioramento.
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Messaggio  Rorò Mar 17 Mar 2009 - 21:59

Mi ha sempre fatto impressione pensare che ogni malattia nasca e cresca dentro di noi,pensare che la malattia possa esaurirsi,nei casi estremi,solo quando noi stessi ci esauriamo,pensare che la malattia sia un prodotto del nostro stesso corpo,il quale improvvisamente e per qualche strano motivo inizia ad agire da sè,non rispondendo più ai suoi stessi processi chimici e biologici.Non immagino neanche cosa possa significare sentire giorno dopo giorno,ancora ed ancora,fino alla fine il proprio corpo perdere nel suo duello con la vita,indebolirsi,tradendoti scindendo quel legame anima-corpo che costituisce il nostro essere.Nella vita è già abbastanza drammatico sentirsi traditi ed abbandonati dalle altre persone,pensiamo cosa significa sentirsi abbondonati e traditi da se stessi e dal proprio corpo!!
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Messaggio  Hirundo Hiberna Mar 17 Mar 2009 - 23:11

IrEnE ha scritto:La parola malattia spesso viene considerata come un termine negativo, in verità, vi sono alcuni casi in cui il malato nelle condizioni in cui si trova riesce a comprendere il valore della Vita o anche solamente della Salute. Talvolta la malattia permette all'uomo di apprezzare ciò che spesso nel quotidiano non riesce a vedere. Ad esempio, quando una persona ha la febbre, e quindi è costrecco (errore di digitazione) a stare chiuso in casa in una bellissima giornata, in quel momento apprezza con vero entusiasmo ciò che la natura gli dona. Ma allo stesso tempo la malattia è una condizione che porta dolore, sia per coloro che ne sono affetti, in quanto non si sentono normali, ma anche per coloro che sono vicino al malato, perchè soffrono al pensiero che una persona a loro cara possa star male. Mi viene un (po') da pensare a ciò che afferma Spinoza, quando in un passo del suo scritto "L'Etica" scrive, (ma che bisogno c'è di questa virgola?) che la Letizia aumenta la nostra potenza di esistere, mentre, (virgola in più) la Tristezza diminuisce questa potenza. Mi ritrovo molto in questo pensiero poichè ritengo che un malato circondato da amore, cerca di ricambiare come può questo amore cercando (sostituisci con "sforzandosi") di superare la malattia, mentre al contrario tende alla distruzione quando si sente abbandonato.

Bene, Irene. Bellissimo il riferimento a Spinoza. Ora aspettiamo di sapere da Yorick se è calzante.
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Messaggio  Roby91 Mar 17 Mar 2009 - 23:12

Pensare che un giorno potrei ammalarmi, non di quelle solite malattie di cui ci sentiamo affetti noi giovani, ma di quelle che ci portano via del tutto la serenità e ci impediscono di vivere autonomamente, mi spinge a riflettere profondamente sulla mia condotta di vita.
A mio parere, dalle più semplici preoccupazioni derivano le malattie vere e proprie. Per cui mi chiedo che senso abbia disperarsi di fronte a situazioni relativamente gravi, se ciò potrebbe causare veramente seri problemi.
Forse non riuscirete a comprendere bene ciò che realmente intendo dire, anche se è tra le regole del forum "intendere senza troppi sforzi interpretativi". Se ciò accade è perchè, molto probabilmente, non sono ANCORA capace di esprimermi in modo chiaro.
Spero di riuscire a superare i miei limiti con il vostro aiuto! Very Happy

Roby91

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Messaggio  Yorick Mar 17 Mar 2009 - 23:19

Rachele R ha scritto:Credo che dal brano tratto dal libro di Concetto Marchesi emerga un aspetto importante della vita condotta da un individuo affetto da una qualche malattia, e cioè che spesso chi sta bene tratta con compassione il malato, il quale, essendo già vincolato dalla sensazione di non poter agire autonomamente, si sente quasi umiliato.

Credo sia difficile scrivere un periodo più pesante di questo. Abbiamo infatti una principale "credo" che regge una oggettiva "emerga": il complemento oggetto retto da questa oggettiva contiene un participio passato ("condotta") che si intende come una relativa; il successivo complemento d'agente contiene ancora un participio passato ("affetto"), poi una oggettiva subordinata all'oggettiva precedente ("tratta"); questa oggettiva ha per soggetto una relativa ("chi sta bene), e a sua volta regge una relativa ("il quale... si sente"), inframmezzata da una narrativa con gerundio passato ("essendo vincolato"), la quale regge una sorta di completiva con verbo modale all'infinito che regge un altro infinito.

Ecco. Rachele, appena tornata da chissà dove, ci dà una testimonianza di come non si deve assolutamente scrivere.

Se si aggiunge che i complementi rimbalzano uno dall'altro, distanziandosi sempre più dal cuore della frase e smarrendosi ("dal brano tratto dal libro... della vita condotta da un individuo affetto da una malattia"), il quadro è completo.

Capite ora perché questa iniziativa è così importante? Rachele, prova a riscrivere lo stesso pensiero in una forma che non abbia il peso specifico del roentgenio.


Ultima modifica di Yorick il Mar 17 Mar 2009 - 23:24 - modificato 1 volta.
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Messaggio  Hirundo Hiberna Mar 17 Mar 2009 - 23:20

E' sempre molto difficile correggervi l'espressione linguistica quando ci raccontate cose così intime e dolorose. Rimandiamo ad altro argomento.
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Messaggio  Hirundo Hiberna Mar 17 Mar 2009 - 23:28

Piano, Yorick, piano! Un passo alla volta, per favore, sennò ti rimando all' Institutio Oratoria.
Prima la morfologia, poi la sintassi, poi lo stile. Se costruisci la casa partendo dal tetto, crolla.
HH


Ultima modifica di Hirundo Hiberna il Mer 18 Mar 2009 - 23:24 - modificato 1 volta.
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Messaggio  Yorick Mar 17 Mar 2009 - 23:34

No, non sono d'accordo. Loro sono già al quarto anno di liceo e il tempo stringe. Ognuno cerchi di capire dove deve migliorare. Poi gli alunni sono tutti diversi: alcuni non fanno più errori di ortografia o morfologia, ma hanno una sintassi terribile. Si agisce dove si riscontra un problema. Anche perché molti sono convinti che non fare errori di ortografia e morfologia equivalga ad avere una buona scrittura.
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Messaggio  Hirundo Hiberna Mar 17 Mar 2009 - 23:37

Be', avere uno stile un po' involuto o un po' pomposo sarà pure un diritto ...!
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Messaggio  Yorick Mar 17 Mar 2009 - 23:44

Pensavo di organizzare, tra qualche giorno, una lezione in cui si detta un argomento, si danno dieci minuti di tempo per scrivere dieci righe e poi si analizzano due o tre elaborati comparandoli.

Una volta in TV c'era una trasmissione Parola mia dove i concorrenti, tra le altre prove, svolgevano un tema in diretta e poi il prof. Gian Luigi Beccaria li correggeva, sempre in diretta e premiava il migliore. Non stiamo parlando di un'era geologica diversa dalla nostra.

Sembra invece di parlare di un'altra era geologica, se si pensa che cinquant'anni fa gli alunni del classico dovevano elaborare ogni mese in classe un tema. In latino. E poi ogni mese avevano la traduzione dal greco. In latino.
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Messaggio  Yorick Mar 17 Mar 2009 - 23:50

Il diritto non c'entra niente! Quel tipo di prosa è insostenibile e basta, ed è specchio di una difficoltà logico-espressiva che deve essere superata, di un nodo che deve essere sciolto. Se mi ritrovo quel tipo di prosa negli elaborati, lo valuto 3. E a ragione. Se volete avere il diritto di prendere 3, fate pure! I diritti, puah!
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Scriptorium Empty 17/03/09 Un cane che scappa, una porta che si chiude

Messaggio  Yorick Mar 17 Mar 2009 - 23:59

"Belbo abbaiò, poco lontano. Corsi da lui. S'era cacciato in un cortile e saltava in mezzo a gente ch'era uscita da una casa. Per la porta socchiusa filtrava una luce. Qualcuno gridò: "Chiudi l'uscio, ignorante" e risero, vociando. La porta si spense".

Cesare Pavese, Prima che il gallo canti, Milano 1985 (Torino 1957), p. 144.

Descrivete un cane che scappa o una porta che si chiude, o qualunque altra breve semplice scena di vita, in poche righe; fate memoria di qualcosa che avete vissuto realmente. Non dovete fare il commento a Pavese, quello è solo uno spunto.

P.S.: per Marta: da domani magari alterniamoci nel proporre i temi... facciamo a gara. Saluti.


Ultima modifica di Yorick il Mer 18 Mar 2009 - 0:09 - modificato 1 volta.
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Scriptorium Empty L'entusiasmo di Yorick

Messaggio  Hirundo Hiberna Mer 18 Mar 2009 - 0:08

Yorick, preda di un incontenibile entusiasmo didattico (sta praticamente impazzando per tutto il forum!), vi propone un esperimento di scrittura creativa. Significa che questa volta non dovete spiegare qualcosa, ma raccontarla. Diciamo che nelle vostre dieci righe ci deve essere una porta che si chiude e un cane che scappa. Scegliete voi tutto il resto. Scrivete insomma un raccontino di dieci righe con questi due elementi.
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Scriptorium Empty Re: Scriptorium

Messaggio  Yorick Mer 18 Mar 2009 - 0:10

Anche meno di dieci righe. Massimo dieci righe.
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